Mostra fotografica e presentazione del libro il 16 Dicembre 2023 presso la Galleria Talent Art di Roma
Mostra fotografica e presentazione del libro il 16 Dicembre 2023 presso la Galleria Talent Art di Roma.
Chi ti conosce, sa la storia del tuo rapporto con la Cina, ma vuoi raccontarcelo in poche parole?
Per oltre venti anni ho lavorato in Cina, di base a Pechino, rivestendo un ruolo che comportava il confrontarsi frequentemente con i suoi abitanti. Per forza di cose ho dovuto imparare il modo di rapportarmi con clienti, dipendenti, uffici governativi, istituzioni, regole, banche. Eppure, se il mondo del lavoro occupa la maggior parte dell’impegno di un cinese, egli non rinuncia a dedicare del tempo alla sua vita privata, alla famiglia, agli amici, allo svago.
Dopo una breve introduzione, vorrei chiederti della cosa principale che salta agli occhi guardando le tue foto: il colore rosso. Il rosso, per la Cina, non è solo un colore, ma ha un significato intrinseco nella storia e nelle tradizioni. Ti va di parlarcene?
Il rosso in Cina rappresenta un buon auspicio. Nella tradizione Cinese questo colore scaccia il male e quindi porta fortuna. È sempre opportuno, soprattutto quando si deve iniziare qualcosa, indossare un qualche accessorio di questo colore. Quando si compra un’auto nuova, si lega un nastrino rosso al cerchione della ruota anteriore destra, per almeno un anno. Non solo. I regali in denaro si inseriscono in una speciale busta di colore rosso. Così sia nelle feste di matrimonio che quando i nonni vogliono regalare soldi ai nipoti, inseriscono banconote nella busta rossa dedicata allo scopo.

Un’altra caratteristica tipicamente cinese è la presenza del numero 8 (come i capitoli del tuo libro). Che significato ha questo numero per la Cina?
Esatto. La struttura dell’opera si compone di 8 capitoli ed ogni capitolo contiene 11 immagini, per un totale di 88 foto. Tutto ciò ha un senso nella numerologia cinese: il numero 8 è il numero che viene associato a “Buona salute, ricchezza e prosperità”. Quindi è un numero fortunato e quindi 88 significa doppia fortuna.
Ho un piccolo aneddoto da raccontarti. La prima volta che arrivai a Pechino, decisi di acquistare una SIM cinese. In aeroporto, una ragazza era dietro una piccola teca con tre SIM. Chiesi il prezzo e lei mi rispose che la prima costava circa 10 Euro, la seconda 30 Euro e la terza 50. Allora chiesi quali fossero i provider e lei rispose: “Cina Mobile, China Mobile e China Mobile”. Immaginai che il credito caricato su ognuna di esse fosse diverso e quindi glielo chiesi.
La risposta mi lascò di stucco. “10 Euro, 10 Euro e 10 Euro”. Non capendo a cosa si riferisse la differenza di prezzo, decisi di andare sulla domanda diretta e cioè perché costassero così e la risposta mi lasciò stupefatto. “La prima, nel numero telefonico, non ha nessun numero 8, anzi ha un 4. La seconda ha un numero 8 e la terza ne ha ben 2”. Non capendo appieno scelsi ovviamente quella che costava meno. Dovetti in seguito cambiare numero, in quanto capii che oltre a non avere nessun 8, aveva un 4 che portava decisamente male.
Una cosa che mi ha colpita è il rispetto e la discrezione con cui, tramite queste foto, ci porti nella vita quotidiana cinese facendoci conoscere un Popolo che, per la maggior parte degli occidentali, è ancora ricco di misteri. Quanto ti ci è voluto per conoscere a fondo il Popolo Cinese? E come hai fatto a entrare in stretto contatto con loro portando sempre quel rispetto e quella discrezione che si vedono in queste foto?
Un po’ di tempo. Non è facile entrare nel loro mondo. Devi conoscerlo a fondo e trovare le chiavi di accesso in un rapporto comunicativo. Loro chiamano “Guanxi” una sorta di relazione interpersonale, in cui hanno importanza vitale la fiducia, la stima e il rispetto dell’altro. Nel mio ambiente lavorativo, i clienti hanno una loro rete e quindi si scambiano informazioni, ma soprattutto il loro sentire di una persona. Mi è capitato di incontrare per la prima volta una delegazione e il capo mi ha chiamato “Lao Ua”, il nome che mi aveva dato un certo cliente. “Lao” significa, anziano ma soprattutto saggio, degno di stima. “Ua” invece era il primo carattere del mio nome tradotto in lingua Cinese. “Ua”, Ue”, “La”.
Per tornare alle foto, ho cercato di essere discreto nel cogliere attimi di vita vera, senza interferire con i soggetti. Comunque, dopo ogni scatto ho sempre ricevuto un sorriso, come segno di assenzo.

Hai moltissime foto della Cina. Come hai fatto a scegliere quelle per il libro e poi quelle da esporre alla mostra?
Effettivamente la scelta non è stata facile. Sono partito da un progetto: non volevo rappresentare la Cina stereotipata che si vede nelle agenzie di viaggio, ma qualcosa che, pur inglobando luoghi, mostrasse la gente di Pechino. Così, con la mia fotocamera in spalla, spesso a piedi, ma anche in bicicletta, in metro, in autobus, ho girato per i quartieri della metropoli, avido di svelare la convivialità della gente di Pechino, proprio nei momenti di pura semplicità, cercando di assimilare quegli attimi di vita vera, togliendo il velo della formalità. Nella scelta specifica delle foto sono stato aiutato da persone care: mia moglie, il Presidente del mio Circolo fotografico e il presidente dell’associazione culturale Talent Art di Roma.


Come ti è nata la passione per la fotografia, e come l’hai poi portata avanti negli anni?
La mia passione per la fotografia inizia all’età di quindici anni, quando, mio padre mi regala una fotocamera Zenit EM. Completamente meccanica e manuale. Così iniziai a scattare foto in giro per Roma. Ho iniziato come autodidatta. Poi ho scoperto i segreti della luce sia in fase di ripresa fotografica che di sviluppo stampe in B/N, che mi hanno portato a sperimentare in camera oscura tecniche di postproduzione. Più tardi sono entrato a far parte del circolo fotografico Pixel Ocean, all’interno del mondo FIAF. Vari riconoscimenti mi hanno poi spinto a non smettere mai di confrontarmi con altri fotografi, arricchendo così il mio bagaglio di conoscenze. Ma ho anche capito che c’è sempre qualcosa da scoprire e che non bisogna mai smettere d’imparare.
Spesso gli esami universitari iniziano con un argomento a piacere. Io invece, voglio chiudere questa intervista con te con un argomento a piacere: parla di qualcosa di cui non ti ho chiesto, o che per te è importante da dire.
Questa è sicuramente la domanda più difficile. Quanto tempo ho per rispondere? No, scherzo. Beh, sì, forse c’è una cosa che in qualche modo mi ha aiutato ad apprezzare il modo Cinese di intendere le cose, ed è la determinatezza in cui mi ritrovo e che alcuni chiamano “Pragmatismo”. Dice un detto famoso di Deng Xiao Ping, che è considerato a ragione il padre della “Nuova Cina”: “Non importa che il gatto sia nero o bianco. L’importante è che acchiappi il topo”.
Prima di concludere e salutarci, vuoi ringraziare qualcuno?
Certo che sì. Ho dedicato questo mio primo libro a mio padre, come si vede dalla dedica che ho strutturato a forma di cuore nelle prime pagine del libro stesso. Ma vorrei ringraziare tutti coloro che hanno contribuito fortemente a questo progetto. Le foto sono mie ma una vera squadra propositiva ha collaborato per la sua realizzazione. Cito in ordine alfabetico.
Fanini Mariano
Governa Lucio
Jin Hong
Liao Min
Magro Daniela
Mariotti Carlo (un ringraziamento particolare per le bellissime illustrazioni che aprono ogni capitolo)
Paionni Angelo
Wang Dongbo
Wong Marco
E voglio ringraziare te che mi hai dato questa splendida opportunità
Ciao
